Spesso i termini trattare, vendere, acquistare, negoziare, sono considerati sinonimi o quasi. In realtà, la “negoziazione” si distingue dagli altri, per mentalità, strategia ed efficacia.
Pensate a questa situazione: siete un venditore di beni e servizi e avete sollecitato un potenziale cliente a incontrarvi. Il (futuro) cliente accetta l’incontro e vi riceve nel suo ufficio. Dopo un caffè e i convenevoli di rito, vi sedete e il cliente, gentilissimo e pacato, vi dice: “Bene dottor Rossi, come lei sa io ho già i miei fornitori nel suo settore. Ho comunque accettato di riceverla poiché conoscere nuovi partner è per noi importante e siamo aperti a eventuali future collaborazioni. Le premetto subito una cosa: noi siamo un’azienda economicamente solida, paghiamo puntualmente i nostri fornitori, ma a …..360 giorni. Preferisco dirglielo subito, per correttezza”. A bruciapelo: cosa gli direste? Non pensate, rispondete di getto.
Bene, di solito le risposte più gettonate sono queste:
– mi alzo e me ne vado, più o meno gentilmente;
– gli chiedo come mai pretendano pagamenti a un anno;
– gli dico che noi accettiamo pagamenti sui 60/90 giorni, rare volte a 120;
– cerco di convincerlo a venirci incontro.
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In effetti, già sapendo che la vostra amministrazione (o voi stessi) non accetterà mai questo pagamento, il “venditore” utilizzerà una di queste. Ma otterrà ben poco, ovviamente. La situazione è paradossale, ma mi è utile per spiegare la differenza di mentalità tra il negoziatore e il venditore.
Di fronte a questa affermazione del cliente, il negoziatore pensa in maniera diversa dai venditori e agisce in base a questi ragionamenti:
– l’affermazione del cliente potrebbe essere falsa o indicare un caso eccezionale: la ignoro, per ora;
– devo avere ulteriori informazioni sulla sua azienda, sul suo business, ecc.;
– dirgli di no ora o tra 30 minuti non mi cambia nulla
Quindi gli darà una risposta tipo “Bene, vedo che i suoi fornitori la trattano molto bene, come facciamo noi con i nostri clienti. Ma ancora non ci conosciamo: mi parli un po’ della sua azienda, del suo ruolo, ecc.”. Nei 30 minuti successivi il negoziatore avrà modo di conoscere meglio il suo futuro cliente. E viceversa. E ora, la condizione capestro dei 360 gg potrebbe avere 2 valenze: il negoziatore si rende conto che il cliente potrebbe davvero essere fonte di grossi business, quindi forse la sua azienda potrebbe fare un’eccezione, oppure è il cliente che si rende conto che l’azienda del negoziatore gli sarebbe molto utile e i 360 giorni ora sono un problema per lui: sarà lui ora a trattare con la sua amministrazione o con il suo capo. E se va male?
Avrete fatto trascorrere i (teorici) 30 minuti, lo saluterete e gli direte di no comunque. Ma questa corretta gestione del tempo di negoziazione ha risolto al meglio diversi casi difficili, evitando una chiusura iniziale. Concludendo: in una trattativa, se avete del tempo a disposizione, giocatevelo tutto, senza fretta, siano 30 secondi, 30 minuti o 30 ore.
( Articolo di Eros Tugnoli pubblicato su “Ratio Quotidiano”)