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Proroga fiscale, le ragioni dell’urgenza

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Puntuale come ogni anno, al tema delle scadenze fiscali, si accompagna il dramma della proroga.

È ormai indubbio che l’ingorgo fiscale, emergenza Covid a parte, che si crea nei mesi estivi è tale da dover costringere contribuenti e professionisti ad un’estenuante corsa che da sempre porta inevitabilmente ad una proroga. Un anno per quei maledetti studi di settore, che stentano ad essere pubblicati; l’altro mancano gli Isa; quest’ anno è nota l’emergenza vissuta, che si chiama pandemia. A questo siamo abituati noi professionisti, così come i nostri clienti che oramai sorridono nel vedere i modelli di versamento datati 30 giugno 2020. Insieme all’Agenzia delle entrate tutti insieme viviamo una tacita consapevolezza: è ineluttabile il fatto che frutto dell’ingorgo di giugno, di questo particolare giugno 2020, sia la consueta proroga sotto l’ombrellone o, meglio che vada, a settembre. Ciò che lascia costernati ed increduli sono le continue resistenze che vengono poste alla concessione di questo slittamento che finisce inevitabilmente per essere concesso a poche ore dal termine. Sarà forse il piacere di umiliare i professionisti e punire i contribuenti più solerti che hanno comunque pagato nei termini.

E lo spettacolo di quest’anno diviene ancora più evidente in quanto trascura di considerare l’evidenza di aspetti quali quelli delle emergenze in corso: sanitaria, forse alle spalle, ma economica, in pieno svolgimento. Ciò che forse marca di più la distanza tra chi pone queste inconcepibili resistenze ed il tessuto produttivo del Paese è che i motivi di uno slittamento non sono solo quelli legati all’ evidente crisi finanziaria e di liquidità, ma stanno nell’obiettiva impossibilità dei professionisti del settore fiscale a liquidare nei termini le imposte a saldo 2019. Il motivo risiede nel fatto che dottori commercialisti, esperti contabili, consulenti del lavoro e tutti i professionisti in campo fiscale, non curanti del fatto di essere stati bistrattati da qualsivoglia norma agevolativa o contributo ad oggi emanato, hanno affrontato negli ultimi quattro mesi un impressionante lavoro di traduzione normativa, di divulgazione ed applicazione di una serie di disposizioni di legge improvvisate dall’ emergenza. E sono a tutt’oggi impegnati in una attività assorbente che li vede al fianco dei clienti nel presentare le richieste di elemosina relative a ciò che resta (fondo perduto, Sace, crediti su locazioni e quant’ altro), terrorizzati dall’impianto sanzionatorio senza precedenti preposto all’ uopo, non curanti della crisi finanziaria che bussa alle porte dei propri studi professionali (non si venga a dire che queste attività verranno mai liquidate).

Facile, dunque, immaginare i nostri colleghi che continuano interminabili nottate lavorative per onorare il mandato con i propri clienti, in attesa di essere beffati anche quest’ anno, a poche ore dalla scadenza del 30 giugno, dal consueto comunicato-legge.

( Articolo di Oliviero Franceschi pubblicato su “Il Messaggero” )

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