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Mondo del lavoro: zona a traffico limitato

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Si è spesso abituati a pensare che il diploma sancisca l’ingresso nell’età adulta, ponendo così il giovane, dopo il superamento dei temutissimi esami di maturità, di fronte a scelte decisive per la propria vita come andare a vivere fuori o iniziare l’università o ancora scegliere di approcciarsi direttamente al mondo del lavoro. In realtà il giovane si trova dinanzi alle medesime scelte nell’esatto momento in cui indossa la tanto attesa corona d’alloro. 

Dopo aver completato gli studi universitari, anche con splenditi voti, in alcuni casi lo studente non è ancora pronto per poter prendere consapevolmente scelte tanto importanti.

Questa incapacità è in parte dovuta al sistema universitario italiano che presenta ben pochi contatti con il mondo del lavoro limitandosi, molte volte, a fornire una preparazione strettamente teorica lontana dalle esigenze e dai problemi della quotidianità che ci si trova ad affrontare fuori dalle aule d’esame.  

È bene fare una distinzione tra l’accesso nel mondo del lavoro offerto dalle scuole secondarie e quello offerto dagli atenei universitari.

Gli istituti superiori e i licei nell’ultimo anno aprono le porte dello studente su varie prospettive, attraverso open day o accessi diretti al mondo del lavoro, dando così una visione, seppur parziale, della realtà fuori dal bozzolo scolastico. L’attività di confronto tra giovani di varie età permette di dare un’idea circa il percorso da intraprendere e le scuole molto spesso tendono ad incentivare questa tendenza che invece sembra essere del tutto dimenticata negli atenei. 

Negli ultimi anni le riforme dell’istruzione hanno cercato di far fronte alle esigenze di connubio tra competenze teoriche apprese in aula e le relative applicazioni pratiche, introducendo l’alternanza scuola lavoro: un monte ore presso degli istituti convenzionati durante le quali lo studente svolge delle attività attinenti al percorso di studi scelto potendo così svolgere un’esperienza lavorativa anticipata che gli permetta di toccare con mano una determinata professione. Di converso dà la possibilità all’azienda ospitante di avere maggior personale a disposizione e al contempo poter fare una preventiva selezione su possibili nuovi dipendenti. Le aziende, infatti, saranno più inclini ad assumere giovani che hanno già fatto un’esperienza presso le loro strutture. 

Questa soluzione potrebbe andare bene per quegli istituti tecnici e professionali ma non per i licei i cui studenti necessitano la prosecuzione degli studi presso un ateneo prima di poter approcciarsi con il mondo del lavoro. In questi ultimi casi, per facilitare il passaggio degli studenti allo step successivo, i licei solitamente organizzano vari colloqui con rappresentati delle varie università, o sono quest’ultime ad aprire i loro atenei ai giovanissimi. 

La scelta dello studente non deve limitarsi ad un piano di studi più o meno facilitato ma deve essere ponderata e proiettata al futuro, onde evitare possibili e frequenti cambi di rotta. Per questo motivo chi vuole continuare gli studi presso l’università deve prendere in considerazione la possibilità che dà l’ateneo di frequentare un tirocinio infracurriculare, un po’ per la materia in sé e un po’ per la politica universitaria adottata, o meno. Lo studio di alcune discipline prevede, a livello statale, la suddivisione del corso di studi in due parti: una esclusivamente dedicata allo svolgimento del tirocinio, prevalentemente in strutture pubbliche, e una dedicata alla formazione teorica. 

Si tratta in larga maggioranza di corsi di studi scientifici quali infermieristica, medicina, fisioterapia, discipline per le quali è richiesta una certa manualità oltre che preparazione concettuale. Per le materie umanistiche o matematiche, invece, la pratica è prevista tante volte alla fine del corso di studi in altri casi è del tutto assente. Un neolaureato in discipline umanistiche vedrà inevitabilmente allontanarsi il proprio orizzonte lavorativo poiché gli saranno richieste tirocini, abilitazioni e stage che ritarderanno notevolmente, non negativamente, il suo accesso nel mondo del lavoro rispetto ai giovani medici e infermieri che in pochi anni si vedranno con uno stipendio assicurato.

L’assenza di pratica durante il periodo di studi non aiuta certo lo studente ad entrare nel mondo del lavoro, soprattutto in un periodo storico dove non basta più la semplice laurea per poter differenziarsi dagli altri giovani. La società moderna richiede sempre più l’eccellenza, ma nemmeno questa basta. Le grandi aziende, i grandi studi legali o associati non cercano solo giovani che si sono laureati con 110 cum laude, ma preferiscono studenti con ottimi risultati accademici, con competenze che vanno ben oltre gli studi svolti e con esperienza alle spalle. D’altronde le aziende o le imprese che assumono nuovo personale cercano sempre di spendere meno risorse, economiche e temporali, per la sua formazione. Preferiscono infatti portare avanti ed investire in studenti che già hanno un background abbastanza ampio che non li renda ancora dei professionisti a tutti gli effetti ma che non li renda neanche dei lavoratori alle prime armi, in modo tale da avere nel loro entourage dei veri fuoriclasse che gli permetta di distinguersi nel mercato.

Lo studente molto spesso è lasciato solo nella giungla della scelta delle skills da assumere per vedersi garantito un futuro prospero ed emergere tra tutte le eccellenze; la globalizzazione ha ormai condotto la società a richiedere la conoscenza delle lingue straniere o esperienze all’estero anche aldilà del percorso di studi intrapreso ma per lo svolgimento di qualsiasi professione. I percorsi universitari offrono poco o nulla sulla preparazione linguistica, eccetto la possibilità di svolgere attività erasmus che permettono allo studente di avere contatto non solo con una lingua diversa ma anche con un modo nuovo di apprendere. 

Purtroppo, ad una maggiore esigenza di competenza pratica da parte delle strutture lavorative non corrisponde una risposta adeguata da parte degli atenei che sembrano assumere posizioni ondivaghe a seconda della privatizzazione o meno delle proprie strutture.

Molti atenei privati godono infatti di un’ottima reputazione grazie al facile accesso al mondo del lavoro dei propri studenti che si offre come una garanzia di fronte al pagamento di rette particolarmente ingenti. Tali università organizzano infatti giornate di incontri tra studenti e personale aziendale incaricato del reclutamento al fine di delineare un profilo del giovane sulle possibili attività realizzabili post-laurea assicurando un contatto diretto con l’azienda prima ancora dell’invio del curriculum.  

Questi atenei, spesso localizzati in posizioni strategiche per il mondo del lavoro, stringono accordi e alleanze con aziende ormai affermate sul mercato, di modo che il giovane neolaureato abbia un periodo di apprendistato garantito e frequentemente anche bene retribuito che si concluderà o con l’assunzione, nei casi di eccellenze, o in una lettera di referenze positiva da inserire nel curriculum che assicurerà una corsia preferenziale in dei futuri colloqui.

Nonostante questo, la posizione delle università pubbliche non deve essere sottovalutata poiché la preparazione che forniscono non ha niente da invidiare rispetto a quella fornita agli studenti dalle università private, ciò si evince dai risultati delle graduatorie nazionali dei concorsi pubblici. Quindi nella valutazione dello studente circa la scelta dell’università dovrà prospettarsi l’idea di voler affrontare, al termine degli studi, un concorso pubblico o un colloquio presso un’azienda privata. 

La scelta di svolgere un incarico pubblico, tuttavia, permette molto raramente lo svolgimento di un’attività preparativa presso le università, le quali non svolgono attività di preparazione dello studente per il sostenimento dei concorsi, abbandonando ancora una volta lo studente negli studi per la sua preparazione o ancora nella scelta dello svolgimento di corsi forniti da strutture private organizzate per colmare tali lacune universitarie. 

Alla luce di tali considerazioni il mondo universitario, alle volte, sembra porsi lontano anni luce dalle esigenze dello studente e del mondo del lavoro. Sarebbe auspicabile un maggior dialogo tra i due settori che tanto sono collegati ma che poco si raffrontano per dar voce alle proprie esigenze, cercando di introdurre dei progetti universitari che permettano di avere dei colloqui con le aziende anche per gli studenti di università pubblica e altrettanti progetti che permettano a chi volesse di poter avere una preparazione per affrontare i concorsi pubblici. Così facendo lo studente potrebbe considerare l’università come un percorso che lo immette nel mondo del lavoro e non come un altro passaggio da superare prima di affrontare la realtà extrascolastica.

( Articolo di Clarissa Nania e Carmelo Ramuglia )

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